Cagliari (in sardo Castèddu, in spagnolo antico e catalano Càller), è un comune italiano di circa 160.000 abitanti, capoluogo della provincia di Cagliari e della Regione Autonoma della Sardegna. La sua area metropolitana[1] (comprendente i comuni conurbati di Cagliari, Monserrato, Selargius, Quartucciu, Quartu Sant'Elena, Capoterra, Elmas, Assemini e Sestu) raggiunge i 400.000 abitanti, che divengono 500.000 con l'agglomerato urbano diffuso (vedi Area metropolitana di Cagliari).
È sede dell'Università degli studi di Cagliari e sede arcivescovile (Arcidiocesi di Cagliari).
È quasi del tutto certo che in passato Cagliari venisse chiamata in greco antico Kalares e in latino antico Càralis.
Intorno al XVI secolo Roderigo Hunno Baeza, un umanista sardo , affermò che Karalis derivasse dal greco , che significa testa, poiché Cagliari era il principale centro dell'Isola.
Il semitista Guglielmo Gesenius fece derivare il nome della città da Kar Baalis [2], che in fenicio significa "città di Dio"; questa derivazione venne, seppur con qualche differenza, accettata da Giovanni Spano; egli, infatti, sostenne che Cagliari derivi dal nome fenicio Kar-El [2], che significa anch'esso "città di Dio".
Max Leopold Wagner fece risalire il termine Karalis al protosardo, trovando riscontro con i toponimi Carale di Austis, Carallai di Sorradile, Karhalis o Karhallis della Panfilia e Karhalleia della Pisfidia. Inoltre il toponimo Karalis è da collegare con gli appellativi cacarallai, criallei, crielle, chirelle, ghirelle (crisantemo selvatico[3] e macerone) e garuleu, galureu, galileu (polline depositato nel miele, che è di colore giallo oro), che hanno affinità con l'etrusco garouleou (crisantemo selvatico); tutti questi termini sono da collegarsi con i viaggiatori dell'Ottocento che definivano Cagliari gialla, poiché la roccia della sua roccaforte era di questo colore.
Francesco Artizzu notò che la radice "kar" nel linguaggio dei popoli mediterranei significava "pietra/roccia" e il suffisso "al/ar" dava valore collettivo, e si sarebbe formato così Karali, che significherebbe "luogo di comunità sulla roccia" o semplicemente "località rocciosa". Quanto poi al plurale Kalares, Artizzu lo spiega col fatto che, da un nucleo iniziale, si sarebbero uniti altri nuclei vicini, aumentando così l'estensione della città[4]. Durante il medioevo venne identificata nei documenti pisani come Kastrum Karalis e successivamente dagli aragonesi come Castel de Càller in catalano antico. La trasformazione dall'antico toponimo a quello attuale è pertanto avvenuta con le seguenti forme: Karalis > Caralis > Calaris > Càller/Callari > Cagliari (quest'ultima trasformazione si ebbe a causa della pronuncia ispanica).
In conclusione, molto probabilmente in origine Karalis/Caralis aveva il significato di «luogo di comunità sulla roccia/rocca gialla».
La città di Cagliari è situata nella zona meridionale della Sardegna. Si trova in mezzo al Golfo degli Angeli, e si sviluppa intorno alla Sella del Diavolo, e ha ad est i monti dei Sette Fratelli, ad ovest i monti di Capoterra e a nord la pianura del Campidano. Ha inoltre in comune con Roma, Lisbona e Istanbul il fatto di essere stata costruita su 7 colli. Il clima della città è tipicamente mediterraneo, con inverni miti e piuttosto piovosi ed estati calde e siccitose. I valori estremi estivi talora superano di poco i 40 °C (a volte con tassi di umidità contenuti), mentre quelli invernali solo in condizioni particolari e rare scendono leggermente sotto lo zero. Leggermente più continentale il clima della pianura del Campidano, evidenziato delle rilevazioni della Stazione meteo di Decimomannu.
Storia :
La città era stata abitata fin dall'età nuragica dal popolo sardo-nuragico e vi sono non pochi ritrovamenti di reperti che presentano una datazione anteriore al VI millennio a.C., il che prova che i suoi porti godessero già di vita e di frequentazione.
I Fenici, che frequentarono i porti di Cagliari e di altre zone della Sardegna sin dall'VIII secolo, o in periodo comunque antecedente alla fondazione di Roma, si stanziarono all'imboccatura dello stagno di Santa Gilla. Passata ai Cartaginesi nel V secolo a.C., la città conobbe un rapido sviluppo, testimoniato tra l'altro dalle necropoli di Tuvixeddu, ritenuta la più vasta necropoli fenicia del Mediterraneo, e Bonaria: questi furono gli estremi dell'espansione urbana di quei secoli, che vide l'abbandono degli insediamenti nuragici sui colli e il concentrarsi lungo la costa dell'abitato, che assumeva un carattere decisamente mediterraneo. Il centro cittadino fortificato era nel sito oggi occupato dal quartiere della Marina, affiancato dall'area sacra nell'attuale zona di Stampace, e chiuso tra i due quartieri portuali delle zone di Sant'Avendrace e di Bonaria.
Divenuta il centro principale dell'isola, ormai completamente punicizzata, passò ai Romani con tutta la Sardegna e la Corsica, nel 238 a.C., all'indomani della I guerra punica. L'aspetto dell'abitato non sembra essere cambiato molto durante la lunga dominazione romana, di cui sono notevoli resti l'anfiteatro e le ville suburbane note come la Villa di Tigellio. Nei secoli successivi la Karalis romana mantenne il suo ruolo di metropoli sarda e nel 48 a.C. Cesare la premiò per averlo sostenuto nello scontro con Pompeo concedendole lo stato giuridico di municipio. Alla morte di Cesare i cittadini gli rimasero fedeli e si schierarono dalla parte del figlio Ottaviano Augusto, prima contro Sesto Pompeo, poi contro Antonio. Dopo la vittoria di Ottaviano ci fu un lungo periodo di tranquillità politica e di grande sviluppo economico, prima di cadere sotto l'occupazione dei Vandali d'Africa nella metà del V secolo. Sul finire dello stesso secolo fu conquistata da Giustiniano ed entrò nel sistema amministrativo bizantino come sede del preside, funzionario imperiale a capo di tutta la Sardegna, e sottoposto all'esarcato d'Africa.
Con la divisione dell'isola nei quattro giudicati, la città, da secoli in fortissima recessione –come del resto gran parte dell'Europa– e ormai ridotta al borgo di Santa Igia o Santa Gilla, rimase a capo del giudicato che ne prese il nome. Intanto aveva subìto secoli di incursioni saracene, contrastate dal principio dell'XI secolo con l'aiuto delle potenze navali di Pisa e Genova. È nota la progressiva ingerenza che le due città marinare esercitarono da allora sulla Sardegna. Il Giudicato cagliaritano, fin dalle sue più antiche attestazioni, rientrò nell'orbita dei Pisani, che finirono con l'impadronirsi del titolo giudicale con Guglielmo di Lacon-Massa (1187). Dopo meno di trent'anni, nel 1215, di fronte alla possibilità di un'alleanza tra la nuova giudicessa Benedetta e Genova, il pisano Lamberto Visconti ottenne con la minaccia delle armi la cessione del colle che sarebbe stato detto di Castello: infatti, quasi a guardia della capitale giudicale, vi venne presto costruita una città fortificata interamente pisana: il Castellum Castri de Kallari.
Essa era destinata a divenire la nuova capitale, quando nel 1258 i pisani, ormai forti della loro rocca, palesata la loro intenzione non solo di governare di fatto il giudicato, ma di conquistarlo, rasero al suolo Santa Gilla. Da allora il Castellum Castri fu identificato con la stessa Cagliari, come mostra ancora l'attuale nome sardo della città, Casteddu. Nondimeno attorno ad esso si formarono i sobborghi di Bagnaia –oggi detta Marina–, zona portuale regolata dal Breve del porto di Cagliari; della fortificata Stampace (toponimo che si riscontra anche a Pisa); e infine di Villanova; in queste appendici trovarono asilo i sardi, esclusi dal Castello, che aveva invece un ordinamento comunale, regolato dal Breue Castelli Castri de Kallari, e dipendeva direttamente da Pisa.
Non passarono cent'anni e un'altra dominazione sopraggiunse. Questa volta furono gli Aragonesi che, nella loro guerra di conquista della Sardegna, assediando Cagliari, edificarono una loro roccaforte su un altro colle, ancora più meridionale: quello di Bonaria. Essi tuttavia non distrussero la città nemica, come avevano fatto i Pisani con Santa Gilla; ma anzi, ottenuta la vittoria, lasciarono il Castello infeudato a Pisa. I toscani però non sopportavano la concorrenza del nuovo borgo aragonese di Bonaria, col suo fiorente porto: ripresero le armi e furono costretti ad abbandonare per sempre la città. Sotto la dominazione iberica Caller, città reale non sottomessa a un feudatario, tornò ad essere la capitale della Sardegna riunificata, e fu sede del viceré.
Il Castello continuò ad essere interdetto ai sardi[5], ma fu fortificata anche Bagnaia, dagli Aragonesi chiamata Llapola (pola significa 'marina' in latino medievale; la lappula o leppula portus Bagnarie dei documenti medievali sembra essere stato un luogo o un oggetto posto nel porto di Cagliari, il cui nome fu esteso al quartiere). La vita intellettuale fu relativamente vivace e nel XVII secolo venne fondata l'Università. Tuttavia pian piano la città, pur fortemente ispanizzata, cominciò a provare una certa insofferenza per la dominazione iberica: sentimento che culminò nell'assassinio del viceré Camarassa (1666). Così nel 1708 i cagliaritani non opposero resistenza all'assedio anglo-olandese, che pose fine all'età spagnola. Dopo la breve parentesi austriaca e l'effimera occupazione del cardinale Alberoni, che cercava di riconquistare la Sardegna agli spagnoli, Cagliari passò con tutta l'isola sotto il dominio sabaudo (1720).
L'età di riforme che seguì in tutta Europa vide un relativo rilancio della città, con la riorganizzazione dell'Università e dell’ospedale, la creazione dell'Archivio di Stato e della Biblioteca universitaria, di una scuola di Chirurgia e della Stamperia reale. Anche i piemontesi furono tuttavia non ben tollerati e quando, dopo che Cagliari aveva stavolta resistito con vigore all'assedio navale dei francesi rivoluzionari (1793), i sardi videro rifiutare la loro richiesta di una maggiore autonomia e del rispetto degli antichi privilegi, la città insorse (27 aprile 1794) e cacciò temporaneamente i piemontesi; ma la rivolta, pur propagatasi subito al resto dell'isola, dove prese una piega anti-feudale, fu alla fine soffocata.
Cagliari, rioccupata, ospitò addirittura nel Palazzo reale (oggi detto spesso Viceregio) la corte sabauda, cacciata da Torino da quei francesi che non avevano potuto conquistare la Sardegna. Nella prima metà dell'Ottocento, l'età d'oro della cultura sarda, si registrò il declino dellciaod'Italia]], furono abbattute le mura e si posero le basi per la grande espansione dell'ultimo secolo. Nel XX secolo, durante la seconda guerra mondiale, Cagliari subì numerosi bombardamenti (l'80% della città venne raso al suolo, tanto che Cagliari fu dichiarata Città Martire e ricevette una medaglia d'oro al valore militare) dei quali possiamo ancora vedere i segni in alcune zone del centro storico.
Nel 1948 Cagliari diventa ufficialmente capoluogo della Sardegna secondo l'articolo 2 dello Statuto della Regione autonoma della Sardegna. [6] Nel XX secolo il centro urbano si è esteso fino al litorale del Poetto e alla zona di Monte Urpinu facendo sorgere i quartieri di San Benedetto, Bonaria, La Vega, Tuvumannu e San Michele.
Oltre al museo archeologico nazionale, il più importante al mondo per la civiltà nuragica e ricco anche di collezioni fenicio-puniche, si segnalano l'Anfiteatro romano, del II secolo; la Basilica di San Saturnino, la più antica chiesa della Sardegna di cui si abbia notizia, fondata nel V secolo e rimaneggiata in età romanica, oggi ristrutturata e riconsacrata di recente; il quartiere fortificato di Castello, che fino alla seconda guerra mondiale, fu la residenza dei nobili. Da visitare sono anche i quartieri di Stampace, Marina e Villanova. Il primo era il quartiere dei borghesi e dei mercanti, il secondo era il quartiere dei pescatori e marinai, il terzo quello dei pastori e dei contadini.
Il Bastione di Saint Remy [modifica]
Per approfondire, vedi la voce Bastione di Saint Remy.
Il Bastione di Saint Remy venne costruito alla fine del XIX secolo sulle mura antiche della città, risalenti agli inizi del XIV secolo, collegando fra loro i tre bastioni meridionali della Zecca, di Santa Caterina e dello Sperone, per unire il quartiere Castello con quelli sottostanti di Villanova e Marina.
Il Poetto [modifica]
Per approfondire, vedi la voce Poetto.
Il Poetto (in sardo Su Poettu) è la principale spiaggia di Cagliari che si estende per circa otto chilometri, dalla Sella del Diavolo sino al litorale di Quartu Sant'Elena.