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Titolo: PAROLACCE Lun 19 Gen - 11:33:03
Parolacce nel linguaggio comune fra i giovani l'insulto dilaga
Spesso a perdere le staffe sono personaggi pubblici E nascono movimenti d'opinione contro la volgarità dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI
Alcuni ragazzi in una scuola
LONDRA - In Italia lo si riassume col "vaffa". In Gran Bretagna lo sintetizzano con "F word" (la parola che comincia per F). In ogni paese ha un suo slang e diverse caratteristiche. Ma il fenomeno è universale: la nostra era ha sdoganato le parolacce, le volgarità, gli insulti. Basta sintonizzarsi su una stazione radio, su un canale televisivo o navigare su internet, dove blog, commenti ai blog e chat-line ne sono infarciti, per rendersi conto delle dimensioni del problema. Al punto che ormai, per la stragrande maggioranza, non è più un problema.
Un sondaggio condotto nel Regno Unito, probabilmente sintomatico di una situazione generalizzata anche altrove, rivela che nove adulti su dieci dicono parolacce tutti i giorni, che il britannico medio ne fa uso mediamente 14 volte al giorno e che il 90 per cento della popolazione non ci trova niente di male, di strano o di offensivo, insomma ci ha fatto l'abitudine: la "F word" (in questo caso non specifichiamo quale sia, tanto non è difficile arrivarci) è ormai considerata una parola come le altre, non una parolaccia.
Adesso qualcuno prova a dire, educatamente, basta e pensa di avere individuato il principale colpevole. I promotori di una Campaign for Courtesy (Campagna per la Cortesia), qui in Gran Bretagna, chiedono ai media cartacei e digitali, all'industria cinematografica, ma soprattutto alla radio e alla televisione di moderare il proprio linguaggio.
"In tivù si sentono parolacce in continuazione e questo deve cambiare", dice Edsther Rantzen, personalità televisiva e uno degli ideatori della protesta, al quotidiano Daily Express, che dedica oggi la prima pagina al tema. "Sarà vero che la maggioranza della gente le dice, ma in questo paese esiste ancora un appetito per le buone maniere", gli fa eco Peter Foot, che dirige la campagna di pressione. Quando il linguaggio volgare e sboccato risuona dal video con particolare virulenza, in effetti, una parte dell'opinione pubblica protesta. Succede talvolta in Italia, dove le risse verbali a base di insulti e contumelie sono la regola in tivù: non solo c'è da noi l'abitudine a dire parolacce, ma perdono le staffe e sembrano pronti a venire alle mani anche i conduttori televisivi e perfino i ministri,come accaduto di recente con quello della Difesa, Ignazio La Russa, che sembrava sul punto di esplodere davanti alle pacate dichiarazioni del direttore dell'Unità Concita De Gregorio. In Inghilterra, dove l'uso di scrivere lettere di protesta è più diffuso, forse perché ogni tanto se ne tiene conto, ne sono partite a migliaia quando la cantante Madonna ha usato espressioni sconce durante un'intervista radiofonica e ancora di più quando un presentatore,Jonathan Ross, e un comico, Russell Brand, hanno fatto pesanti allusioni sessuali alla radio su una giovane attrice. Brand si è dimesso dallo show, Ross è stato sospeso per due mesi e la Bbc si è impegnata a non dire più parolacce, tanto più che è un network pubblico e che la gente, pagando il canone, si sente in diritto di esprimere il proprio parere.
Ma i canali privati non vanno tanto per il sottile. Gordon Ramsey, cuoco-celebrità, fa degli insulti e delle "F word" il suo cavallo di battaglia, nel programma che tiene da anni in tivù. Un altro celebrity-chef, Jamie Oliver, ha dovuto chiedere scusa dopo avere detto la stessa parolaccia non meno di 23 volte in un programma di 50 minuti. Non è una questione di etichetta, sostiene John Beyer della società di consulenze MediaWatch: "Questo tipo di linguaggio danneggia la nostra cultura, a 5 anni i bambini ripetono quello che ascoltano in tivù e il modo di parlare di questo passo diventerà sempre più trito, volgare,banale".
Anche dalle scuole, in questo paese come in Italia, giungono simili segnali d'allarme: influenzati da tivù e media, i giovani parlano sempre peggio, infarcendo sempre di più il discorso di brutte parole. Siamo sicuri, domandano educatori e psicologi, che un linguaggio simile sia davvero liberatorio, moderno, accettabile?
Il sondaggio pubblicato dal Daily Express, tuttavia, sembra indicare che è troppo tardi, almeno per gli inglesi. Soltanto l'8 per cento degli interpellati si dice offeso dalle parolacce. E il 78 per cento ammette di dirle non perché sia arrabbiato per qualche motivo, ma così, senza alcuna precisa ragione.
(19 gennaio 2009)
_________________ Luisa Premio Princess postatrice
jema diamont plus
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Titolo: Re: PAROLACCE Lun 19 Gen - 19:58:16
Pubblicato da Redazione web - 05-08-2007
Da Aristofane a Dante tutti dicono parolacce, ecco perche'
Nella foto la copertina del libro di Vito Tartamella
Si dicono da 4mila anni e non c'e' dama o gentleman che tenga. Si dicono sulla Terra come nello spazio. Le hanno dette Aristofane e Mozart, Leonardo e Dante. Si dicono per rabbia, per sorpresa, per paura. Ma spesso, molto spesso, per colpire il nostro avversario senza doverlo neanche sfiorare. Sono le parolacce, quel turpiloquio che esiste da sempre nel linguaggio dell'uomo e che non ha risparmiato niente, nessuno e nessuna epoca.
La prima parolaccia ufficiale italiana risale al 1084 ed e' stata detta nientemeno che in una chiesa, mentre a esportarle nello spazio sono stati gli astronauti della missione Apollo 10. I termini osceni solo in italiano sono 3.500, accompagnati da 2.800 insulti. Ma le imprecazioni non conoscono confini: a lanciarle sono i popoli di ben 43 lingue diverse. Un bel dire. Le parolacce sono magiche, sono le parole delle emozioni, riescono a farci esprimere l'inesprimibile.
Insomma l'uomo impreca ed ha bisogno di imprecare. E un perche' c'e' eccome. A svelarlo, a scoprire tutto, ma proprio tutto il possibile, magia e paura, scienza e storia, di parolacce, oscenita' e insulti e' stato Vito Tartamella nel suo libro ‘Parolacce - Perche' le diciamo, che cosa significano, quali effetti hanno’. Il volume e' un inedito saggio, tra i pochissimi in circolazione nel globo cosi' specializzato sugli insulti e arriva in edicola martedi' prossimo 7 agosto, con il periodico 'Focus'. Ecco che cosa ha anticipato Tartamella all'ADNKRONOS sui segreti delle parolacce e dintorni. A cominciare dal perche' non smetteremo mai di dirle.
"Le parolacce sono fra le parole piu' antiche della storia. I neurologi, poi, hanno fatto una scoperta straordinaria" dice Tartamella, caporedattore di 'Focus', spiegando che "nel cervello c’e' un apparato specializzato nel produrre le parolacce. Un apparato che puo' sopravvivere a malattie, un apparato assolutamente specializzato non solo nella produzione ma anche nella relativa archiviazione. Come dire, una sorta di 'apparato insultante' al riparo anche da quelle malattie come l'Alzheimer che provocano danni al linguaggio". "Possiamo perdere la parola ma non le parolacce" aggiunge ancora Tartamella che nel suo libro traccia un chiaro schema di come il nostro cervello tratta l'argomento parolacce. Usando l'emisfero sinistro, quello del pensiero analitico, per capirne il significato attraverso le funzioni della corteccia cerebrale, valutarne il contesto adatto attraverso il lavoro del lobo frontale e controllando il livello di aggressivita' del pensiero consapevole, attraverso le funzioni dell'amigdala sinistra.
Ma se l'emisfero sinistro dovesse subire danni, "niente paura. Le parolacce le diremmo lo stesso - assicura l'autore del saggio - perche' sono espressione delle nostre emozioni che vengono 'governate' dall'emisfero destro, l'emisfero del pensiero emotivo. E' qui che il cervello le archivia e le controlla". Ma il saggio di Tartamella non rileva solo gli aspetti piu' prettamente biologici. Di pagina in pagina questo saggio sul turpiloquio infatti da' anche i numeri. Tutti i numeri che riguardano le parolacce.
Per esempio che la maledizione piu' lunga della letteratura, il poema Ibis di Ovidio, conta 4.038 parole. Era l'anno 1084 quando e' stata pronunciata la prima parolaccia in Italia, 'Fili de le pute', nella chiesa di San Clemente a Roma. E dalla storia al cinema, le parolacce contano primati ragguardevoli anche nelle pellicole. Ammonta, infatti, a 2’15’’ la durata dell’imprecazione piu' lunga in un film, a dirla il premio Oscar Roberto Benigni in 'Berlinguer ti voglio bene' del 1977.
E ancora. E' il 54% la percentuale di italiani insultati in automobile nell’ultimo anno, mentre sono 29 i minuti al cui ritmo gli ortopedici imprecano durante gli interventi chirurgici. E non e' ancora tutto. I turpiloqui troppo spesso colpiscono il gentil sesso, tanto che ammonta al 33,4% la percentuale di donne che ha ricevuto telefonate oscene con parolacce.
Ma navigando tra millenni di 'male parole', quante ne avra' dette anche l'autore? "Pochine - assicura Tartamella - Ne ho piu' lette che dette". E... nessun imbarazzo durante la ricerca? "Si' - ammette - uno solo. Stare in biblioteca circondato da libri, come dire, un po' grevi, con titoli come 'Cazzi e Canguri' o 'Porci con le ali'. E mi attengo ai piu' ripetibili". (Adnkronos)
_________________ jema
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Titolo: Re: PAROLACCE Mar 20 Gen - 19:20:55
_________________ Luisa Premio Princess postatrice
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Titolo: Re: PAROLACCE
PAROLACCE
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